Aldo è un disertore della Prima Guerra Mondiale. Invece di partire per il fronte decide di costruire un rifugio sotterraneo nei boschi per prendersi cura della sua famiglia: una moglie, un figlio. Bastiano è un bambino e al chiuso della "tana" sperimenta le contingenze della vita: il freddo, il caldo, la fame, soprattutto la fame. Finché la guerra finisce ed entra nel mondo. Ma lo fa segnato dalla privazione; ogni impulso fa capo al luogo da cui proviene: una buca. E poi la propensione alla natura (vera, bestiale), che si infrange con le dinamiche violente che comandano il mondo degli uomini... Bastiano è un ragazzo quando impara l'amore. Sperimenta il carcere, quindi la Seconda Guerra Mondiale. Si confronta con inaspettati segreti di famiglia. Intanto, cerca di donarsi alle esperienze della vita. Eppure non può liberarsi dal filtro animalesco che lo ha marchiato in tenera età. È una pallottola impazzita, sparata da un'arma dalla canna storta, votata a traiettorie imprevedibili, fa capo all'istinto, agli impulsi primordiali. La fame ora ha un'altra accezione: amore, accoglienza, l'idea battente di una casa, una famiglia...
Uscito nel 2009 per Elliot e riedito da E/O nel 2020, “I Cariolanti” di Sacha Naspini, editor, grafico e scrittore grossetano, è un libro originale e crudo, che racconta la storia di Bastiano che, “nato di traverso”, diventerà un mostro anche senza esserlo veramente mai stato.
Rinchiuso in una buca dal padre Aldo, disertore della Prima guerra mondiale, che si nasconde insieme a lui e alla madre per evitare la cattura, egli riceve una forma di apprendimento precoce e bestiale, volto alla mera sopravvivenza e a placare i morsi della fame anche con mezzi immorali e illeciti.
Di questo ragazzo, privo oltre che del cibo anche dell’affetto e quindi in perenne ricerca dell’uno e dell’altro, in tredici capitoli seguiremo l’incessante susseguirsi di atrocità e di abiezioni subite e commesse, che da un dopoguerra all’altro lo porteranno a percorrere una strada che lo riporterà al punto di partenza, nell’orrore infinito del buio e della solitudine. Tanto dovrà affrontare nella sua esistenza: l’isolamento sociale forzato, un’infanzia sgretolata, ogni ingiustizia riscontrabile nella vita, la miseria, la violenza, il cannibalismo, segreti familiari inconfessabili che gli confermeranno di non essere mai stato adeguatamente amato, la prigione e persino i campi di concentramento, l’impossibilità di gestire i suoi sentimenti e i suoi istinti, l’incapacità di comunicare, tutte le impulsive conseguenze dei suoi sconvolgenti comportamenti dovuti alle sopraffazioni violente che ha sempre ricevuto. Ma è la Fame, scritta con la lettera maiuscola, la vera protagonista del suo destino e di questo libro.
Bastiano che non ha mai avuto scelta, avrebbe voluto vivere nel bosco insieme ai cani randagi perché solo con gli animali, le piante e i morti era in grado di stabilire una relazione, si deve invece arrendere agli effetti devastanti che la sua famiglia ha marchiato nella sua mente di bambino e ai “Cariolanti”, quei mostri inventati dai genitori pronti a ghermirlo se solo osa mettere il naso fuori da quel buco umido e nero che è la sua vita.
Quegli orribili semiuomini dal viso lungo e scarno, dalle braccia lunghissime e con i capelli appiccicati al cranio, che portano sempre una carriola per ghermire i bambini e trasportarli nell’orrore infinito, forse sono sempre stati accanto a lui, dentro la sua casa e non fuori, forse è per questo che, finita la Prima Guerra Mondiale e tornata alla luce del sole tutta la famiglia, hanno scelto di darsi questo emblematico cognome nel rinnovare i loro dati anagrafici.
Il libro, dalla prosa chiara e incisiva, con un linguaggio appropriato alla voce narrante, così imperfetto, così misero e duro, porta in superficie tutta la rabbia, l’ingenuità e l’efferatezza, i bisogni, gli istinti e la selvatichezza del suo protagonista e le pagine scorrono veloci senza che ci si possa fermare, trascinando il lettore in quel baratro infernale di nefandezze che impediscono, nonostante l’inimmaginabile crudezza, di distinguere nitidamente se egli sia vittima o carnefice, in un ruolo continuamente interscambiabile che suscita, nonostante tutto, un’empatia che tende ad assolverlo dalle sue azioni.
Bastiano avrebbe mai potuto combattere quell’imprinting iniziale che gli era stato dato con tanta determinazione? Quanto in lui è umano e quanto è bestiale? Quanto è innocente e quanto colpevole? Quanto le persone intorno a lui e il periodo storico avrebbero potuto influire diversamente sulla sua vita? Quanta amoralità è nascosta nel suo sguardo, nel suo essere schivo e quasi muto, nel suo essere per questo considerato un ritardato?
Un libro sicuramente da leggere perché diverso dal solito, come anomalo è il suo protagonista che rigurgita di umanità e bestialità mescolate prepotentemente e difficilmente dicotomizzabili. Non per persone sensibili e dallo stomaco debole.