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Il saggista Carrión chiude Triestebookfest online: «Il ricordo dell’infanzia costruisce nuovi lettori»

Autore: Paolo Marcolin
Testata: Il Piccolo
Data: 6 novembre 2020
URL: https://ilpiccolo.gelocal.it/tempo-libero/2020/11/06/news/il-saggista-carrion-chiude-triestebookfest-1.39507901

Oggi il giornalista spagnolo anima l’ultimo incontro del festival con il docente Martinez Rosado e i ragazzi del Collegio di Duino

TRIESTE. Nell’ultimo appuntamento del Triestebookfest On air si discuterà di librerie, libri, letture insieme allo scrittore, giornalista e saggista spagnolo Jorge Carrión, che al mondo dei bookshop ha dedicato ben due saggi, tradotti anche in italiano: “Librerie. Una storia di commercio e di passioni” (Garzanti, 2015) e “Contro Amazon. Diciassette storie in difesa delle librerie, delle biblioteche e della lettura” (2020, Edizioni e/o). L’appuntamento è per oggi (venerdì 6 novembre) alle 19.30, in streaming sui canali social del TBF (Facebook e YouTube), rilanciato sul sito de Il Piccolo, media partner della manifestazione.

A dialogare con Carrión ci sarà Pablo Martinez Rosado, docente del Collegio del Mondo Unito e scrittore a sua volta, e alcuni studenti del Collegio, che hanno contribuito all’ideazione dell’incontro. Con lo scrittore, nato a Tarragona nel 1976, si discuterà dei libri come oggetti, della lettura come ossessione e come follia, ma anche come pulsione inconscia o come impresa commerciale e del mondo come libreria e della libreria come mondo.

Con la pandemia – abbiamo chiesto a Carrion - il ruolo di Amazon, cui lei ha dedicato il saggio appena uscito dal titolo ‘Contro Amazon’, è cresciuto ancora e la gente si è disabituata a entrare in libreria: pensa sia una situazione senza ritorno?

«No, perché appena possibile, tutti i lettori sistematici vorranno tornare nelle librerie fisiche. D’altra parte, sebbene Amazon abbia una sorta di monopolio mentale sull’idea di vendere libri, sia in Italia che nel resto del mondo ci sono molte opzioni per acquistare libri on line. Bisogna solo cercarle e farle diventare abitudini».

In un’epoca dominata dalle immagini che arrivano dagli schermi delle tv, dei pc e degli smartphone, c’è ancora lo spazio per il rapporto con il libro di carta?

«Sì, ma anche per il teatro, le mostre d’arte, la danza o la performance. In effetti, in questo momento stiamo tutti insegnando e ricevendo lezioni tramite Zoom. Ma sullo schermo parte dell’esperienza si perde. Una parte importante. Credo che la nostra sia un’epoca di convivenza, di convivenza tra linguaggi e formati molto diversi ma non incompatibili».

Cosa pensa della lettura sui supporti tecnologici?

«Ognuno deve pensare al proprio caso personale e decidere di conseguenza. Lo stesso vale con Amazon: voglio acquistare da un’azienda che non paga le tasse che dovrebbe in Italia? Voglio che, quando leggo su Kindle, un algoritmo spii la mia lettura? Leggo brevi testi sul mio pc o sullo schermo del cellulare, ma leggo ancora saggi, romanzi, poesie, libri su carta. In parte perché così posso sottolineare con una matita, che è il mio modo di lavorare con la memoria».

Leggere è una attività di esercizio critico; la sua riduzione nel numero dei lettori è anche una questione politica. Cosa ne pensa? E se d’accordo con questa affermazione, ritiene sia possibile, e come, invertire la tendenza?

«Penso che ci siamo più lettori che mai. Quello che succede è che leggono, leggiamo soprattutto e-mail, messaggi di testo, chat, notizie online. I lettori, soprattutto i più piccoli, devono essere indirizzati verso la carta, soprattutto perché per loro è naturale, dato che da bambini iniziamo tutti leggendo album illustrati. Dipingiamo, disegniamo molto da bambini, dobbiamo fare appello a quella memoria emotiva per costruire lettori».

In Italia si legge tradizionalmente poco. Come giudica la situazione in Spagna e può fare un confronto con quella italiana?

«Cosa significa poco o tanto? A cosa lo confrontiamo? La mia sensazione, visto che viaggio molto in Italia, è che sia un paese colto, con un forte legame ancora con i classici. Ha un buon mercato editoriale. Anche la Spagna, ma non ha ancora trovato il modo di approfittare del fatto che ha tanti milioni di lettori, molti di più dell’Italia, perché lo spagnolo è una lingua con una diffusione mondiale. Comunque vediamo cosa succede dopo la crisi. Come cambia il mondo e con esso anche noi».