Per sfuggire al dolore e alla solitudine dopo la perdita del marito, Nives sceglie la compagnia di Giacomina, la gallina più sfortunata del pollaio.
Una sera quell`insolito animale domestico richiede l`intervento del veterinario.
Nives chiama allora Loriano Bottai, che conosce da anni e che ha già curato i suoi animali.
La telefonata, destinata a chiudersi in pochi minuti, vira però, in modo repentino, in direzione dei ricordi fino a incanalarsi, a notte fonda, in un flusso di coscienza inarrestabile che trascina con sé una vita intera.
Non so esattamente quale corde riesca a toccare questo autore.
Certo, i suoi libri sono occasioni preziose per riflettere su fatti e situazioni in cui ci si può rispecchiare.
Ma non è solo questo. Non è solo trama, non è solo immedesimazione.
Nei libri di Naspini ci entri “di botto” senza presentazioni, senza avere il tempo di acclimatarti, con i muscoli che rispondono tesi e i sensi all`erta.
Mentre leggi, puoi avvertire gli occhi che si inumidiscono, un sorriso che nasce spontaneo, un nodo alla gola, cui devi fare seguire un sospiro più lungo per tornare a un ritmo regolare.
Ogni tentativo di resistenza alla presa dell’autore è tempo sprecato. E che si provi ansia, dolcezza, disgusto, commozione, il cuore viene chiamato in causa e non è mai spettatore passivo.
Queste sono le sensazioni che suscita in me il suo modo di scrivere.
Da qualche giorno ha trovato posto sul comodino, in attesa di essere letto, un altro suo libro: intanto, ne accarezzo la copertina nella speranza di farmelo amico prima che mi chiami a sé.
Recensione di Laura Pancini
La scrittura e le storie di Sacha Naspini, editor, grafico e scrittore grossetano, sono sempre capaci di sorprendere per il suo stile solo apparentemente essenziale ma sontuosamente profondo, per la costruzione originale delle trame, per la capacità di addentrarsi nell’interiorità dei suoi personaggi sviscerandone le emozioni e i sentimenti senza nulla nascondere di una verità genuina che a volte può essere scambiata per eccessiva crudezza e può risultare mal sopportabile da chi si dichiara troppo sensibile per reggerla.
In “Nives”( Ed. E/O 2020), suo ultimo lavoro, quello che potrebbe essere un romanzo breve o un lungo racconto dall’impronta sicuramente teatrale, il lettore viene pienamente coinvolto in una serie di avvenimenti che hanno lo spazio di una interminabile telefonata notturna che, dopo un breve prologo, è il cuore del libro stesso, un dialogo che apre, ad ogni suo periodo o attraverso il silenzio, sempre nuove porte su un passato che ancora vive e morde il sentire dei protagonisti.
La sessantasettenne Nives, una donna ruvida, abituata al contatto con la terra e gli animali del suo podere di Poggio Corbello, si ritrova improvvisamente vedova. Il marito Anteo muore inaspettatamente mentre dà da mangiare ai maiali.
Nives non versa una lacrima, ma affronta la vedovanza rifiutando ogni aiuto, soprattutto quello della figlia Laura che vive in Francia con il marito straniero e due figli (nipotini di cui Nives non sa neanche pronunciare il nome) e vorrebbe portarla con sé per non lasciarla sola. Nives si oppone a questa possibilità e resta ancorata al suo podere.
Di giorno le varie incombenze la tengono occupata ma la notte sente il peso di questa “non condivisione” della quotidianità e inizia l’insonnia, un male che la fa sfiorire e la sciupa. Memore delle parole della madre che affrontò il suo dolore in compagnia di un grillo che teneva sul comodino in una piccola scatola, e che le faceva compagnia, Nives si prende in casa Giacomina, una gallina storpia e un po’ “rincretinita”.
Da quel momento, in compagnia di Giacomina, tutti i suoi problemi sembrano essersi risolti. Nives si sente quasi felice e si meraviglia di aver sostituito così facilmente un marito con un pollo. Ma una sera Giacomina, accomodata sulla poltrona del salotto, rimane incantata dalla pubblicità del Dash e dall’oblò di una lavatrice che, nel filmato, gira veloce. Nulla riesce a sbloccarla, rimane immobile, paralizzata, completamente ipnotizzata.
Nives decide di chiamare un vecchio amico d’infanzia, il veterinario Loriano Bottai. Ma la telefonata prende una piega inaspettata e, con la scusa della gallina, una vita intera scorre lungo il filo del telefono, riportando a galla segreti, passioni, tradimenti, occasioni mancate non solo dai due protagonisti ma da tutti quelli che, in un modo o nell’altro, hanno intrecciato con essi la loro vita.
Esplode così il dramma della solitudine, degli amori non vissuti che hanno rivoluzionato i destini, di rivelazioni che sconcertano, di responsabilità buttate al vento, di decisioni mai prese per mancanza di coraggio, di miserie, dolori e abbandoni, di giovinezze sprecate, di ossessioni portate tutta la vita legate al cuore e pronte ad esplodere non senza lasciare vittime dietro di loro.
Un colpo di scena finale porterà nuove consapevolezze nel cuore di Nives, rendendola più disponibile a reazioni di tenerezza, perdono ma anche al disprezzo verso tutto ciò che le ha impedito di vivere una vita completamente sua e che, sostituendo la rabbia, motore di tutta la sua esistenza, le permetteranno di risalire la china dando un giusto valore a tutto quello che aveva tralasciato in termini di sentimenti ed emozioni.
Grande Naspini nei dialoghi estremamente realistici, nel ritmo che la sua scrittura sa dare al racconto, nell’incastro di pensieri che si rincorrono e si richiamano, nelle leggerezze con cui affronta argomenti importanti, nell’assenza di banalità e di superficialità, nella capacità di spaziare in forme e generi diversi restando sempre efficace, coinvolgente ma soprattutto convincente.
Recensione di Maristella Copula