Un memoir riuscito, divertente, on the road, che richiama a tematiche beat. Si tratta de Il vento idiota, di Peter Kaldheim (traduzione di Silvia Montis; Edizioni E/O), dove il protagonista, per sbarcare il lunario, passa da lavori di editing sottopagati all’intramontabile mito del nomadismo. E così tra homeless e tossici disperati, reduci e alcolizzati, la storia procede itinerante dentro rifugi sudici, sotto cavalcavia, sulle strade di un’America dilaniata dalla propria quotidianità, e dove tra rabbia, impotenza e dramma a tratti emerge una luce di altruismo e autentica redenzione.