Da “Le case del malcontento” ben conosciamo la potenza letteraria di Sacha Naspini, autore italiano di Grosseto. In questo suo ultimo “I cariolanti” (E/O Edizioni, 2020), sempre ben orchestrato strutturalmente e linguisticamente, il romanzo ci immerge in maniera robusta in una sorta di dolore metafisico che accompagnerà il protagonista nel baratro più cupo, un vero e proprio inferno terreno. La traccia: Aldo, diserta il fronte della prima guerra mondiale costruendosi un rifugio sotterraneo nei boschi assieme alla moglie e al figlioletto Bastiano per non farsi scoprire. Sottoterra vivono le contingenze della “segregazione”: freddo, caldo, fame e orrori.
A fine guerra Aldo e famiglia ritornano allo scoperto segnati dagli stenti subiti. Bastiano, ora adolescente, diventa amante dei boschi e della natura che si infrange nelle dinamiche violente che imperano nel mondo degli umani. E Bastiano conosce l’amore, ma dovrà sperimentare il carcere e, successivamente, la ferocia del secondo conflitto mondiale. E dovrà pure, suo malgrado, sopportare terrificanti segreti di famiglia. Vi chiedete cosa abbia a che fare Bastiano col titolo di Naspini “I cariolanti”.
Costoro erano poveri cristi che in quel periodo ammassavano i loro carretti di schifose patacche invendibili, otre a essere impiegati nelle bonifiche e l’escavo di canali. Uomini da soma che si trascinavano a piedi nudi nei paesi, seminudi e sporchi di sangue, le dita bitorzolute con braccia scarne e lunghissime per un misero tozzo di pane. Ma qual è il nesso tra Bastiano e costoro? Stavolta decido di svelarvi il “groppo”: Se vi precipitate in libreria scoprirete, per l’appunto, che l’hanno aperta apposta per voi. Ave.