Cambiare l’acqua ai fiori di Valérie Perrin ( Edzioni e/o) è una di quelle storie che non ne ricordano altre. Non capita spesso, ma quando succede la lettura diventa sorprendente.
Con stile sofisticato ma mai stucchevole, l’autrice, fotografa di scena in produzioni cinematografiche francesi, tra cui quelle del marito Claude Lelouche, fa conoscere ai suoi lettori una protagonista incredibilmente affascinante: Violette Toussaint.
Violette vive in un piccolo paese della Borgogna, Brancion-en-Chalon, e qui è guardiana del cimitero. La amano tutti, dagli amici che lavorano lì come lei sino ai visitatori che le portano doni e si fermano a chiacchierare dopo aver fatto visita ai cari defunti.
Questo perché Violette è una brava ascoltatrice, sorride ed è gentile, ma questo suo modo di fare, si scopre lungo la storia, nasconde anche molta sofferenza: la protagonista della Perrin è una donna dalle molte sfaccettature, il suo passato non è limpido.
La sua storia inizia ad emergere quando alla sua porta si presenta un uomo, un poliziotto arrivato da Marsiglia, giunto nel piccolo borgo per scoprire come mai sua madre abbia voluto essere sepolta di fianco ad un uomo a lui del tutto sconosciuto. Da qui i piani temporali si alternano, e mentre si scopre la storia della madre del poliziotto, si scopre anche che Violette ha un marito, Philippe, e una figlia Léonine, e una migliore amica.
Una storia da scoprire, per cui sorridere, per cui commuoversi, tra le ombre e le luci di una personalità, quella di Violette, complessa ma che in tutto e per tutto si fa amare.