Il passato è pieno di fantasmi. Per tutti. Così è e così sempre sarà.
Per una vita trattieni un groppone di rabbia e risentimento, un macigno che condiziona l’espressione dei tuoi sentimenti e delle tue relazioni, e poi basta una telefonata, dopo anni ed anni, per liberarla e liberarti, portando tutto allo scoperto, con disincantato realismo.
È possibile contenere tutto ciò in una manciata di pagine? Si, Sacha Naspini lo ha dimostrato con la sceneggiatura che ha allestito intorno ad un episodio molto particolare ed, apparentemente, di poca importanza, seppure decisamente comico.
Nives Cillerani non versa neppure una lacrima quando suo marito Anteo Raulli passa a miglior vita. Ci stupisce la sua durezza, il suo non essere minimamente provata dal lutto, la fermezza con cui respinge l’aiuto di sua figlia, aiuto dietro al quale scorge doppi fini non sinceri. Starà benissimo da sola, con la sua vita di campagna a Poggio Corbello. Ne è convinta. Di giorno, ma di notte la situazione è diversa. Trovarsi faccia a faccia con la solitudine non è così facile, si sente inquieta, inizia l’insonnia e la suggestione, e avverte il fardello dell’abbandono, non essere guardata da anima viva la faceva sentire un fantasma.
È a questo punto che conosciamo Giacomina, una gallina che a Nives fa simpatia perché “diversa” dalle altre, e decide di portarla in casa con sé, per farle compagnia.
Aveva sostituito Anteo con una gallinella zoppa. La cosa che le faceva impressione era questa: con Giacomina accanto, del marito non le mancava nulla. “Ho dato la vita a uno che poteva essere rimpiazzato da un pollo”.
Poi accade che Giacomina resti imbambolata davanti alla televisione mentre guarda la pubblicità del Dash, è come ipnotizzata, e Nives deve intervenire per salvare quella sua ancora di salvezza, temendo di piombare nuovamente nello stato irrequieto di prima. Chiama Loriano Bottai, il veterinario, come al solito alticcio e gli espone il problema. E da questo momento il ritmo del romanzo cambia. Ben presto, dalla gallina e dalla sua ipnosi, la conversazione tra i due passerà ai ricordi di gioventù, alle avventure amorose della comitiva, a fatti incresciosi come il suicidio di Rosaltea, delusa da una relazione d’amore, tutti episodi accaduti cinquant’anni prima. Emergono tanti sensi di colpa, delusioni, tradimenti, macchinazioni, fino all’esplosione improvvisa di una rabbia repressa e covata per tutto quel lasso di tempo e che avrà un esito alquanto sorprendente.
Quando sono arrivata alla fine di questo breve romanzo ho pensato: “inaspettato”! Inaspettato perché ho apprezzato lo stile ironico e quasi comico di molti passaggi narrativi. Inaspettato per il repentino cambio di registro che ci fa mutare opinione su Nives. Inaspettato perché, nonostante la vena ironica, dal testo ho potuto ricavare una riflessione sulla fragilità e debolezze umane, sulle illusioni che si scontrano con una realtà che non ci aspettavamo. I dialoghi secchi inchiodano, i botta e risposta rapiscono tutta la nostra curiosità, e la semplicità disarmante e spiazzante della narrazione ci fa apprezzare lo stile intelligente e la scrittura precisa e incisiva di Sacha Naspini.
Un breve romanzo originale e… Inaspettato! Voglio leggere altro dell’autore, consigli per me?