“Non impedias musicam” (Sir 32,3). Non fermare la forza della musica.
Queste parole del Siracide potrebbero essere poste a esergo dell'ultimo romanzo di Éric-Emmanuel Schmitt, attualmente uno degli scrittori più letti e tradotti in Europa. Madame Pylinska e il segreto di Chopin è l'ottava opera del “Ciclo dell'invisibile”, una sequenza iniziata nel 1997 con Milarepa, e di cui fanno parte, tra gli altri, anche Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano, Oscar e la dama rosa e Il figlio di Noè. Tutte opere che, come dice l'autore, hanno come protagonista un ragazzo che si appresta a entrare nel mistero della vita. Ed è quello che succede anche in Madame Pylinska e il segreto di Chopin, con la grande sorpresa che questa volta il racconto è autobiografico e il protagonista è un giovanissimo Éric-Emmanuel Schmitt.
La vicenda si apre a Lione, dove il piccolo Eric vive in casa con mamma, papà e la sorella Florence. All'appello della famiglia manca però un quinto elemento: Schiedmayer. Un vecchio pianoforte nei panni dell'intruso, almeno all'inizio. Sarà Aimée, la bella e affascinante zia di Éric, a iniziare il ragazzo al pianoforte, insegnandogli che c'è solo un modo per entrare in relazione con esso: “Addomesticarlo”. Una parola che rimanda immediatamente il lettore a un altro grande episodio della letteratura francese. “Addomesticami!”, infatti, è l’invito che la volpe rivolge al piccolo principe nel racconto di Antoine de Saint-Exupéry. E, con l'addomesticarsi, la volpe e il piccolo principe diventeranno amici. Proprio come Éric e il vecchio pianoforte.
Almeno fino all'arrivo di Chopin. Imparare a suonare (bene) la musica del compositore polacco diventerà per Éric un'ossessione e una vocazione, tanto che, ormai ventenne e studente di Filosofia a Parigi, cercherà un'insegnante in grado di reggere l'impresa. Scoprire quale sia “il segreto di Chopin” è ciò che condurrà Éric a Madame Pylinska, una signora polacca di cinquant'anni, insegnante di pianoforte, per cui l'accusa di essere “intransigente” suona come un complimento del quale rendere grazie.
Con l'aiuto di Madame Pylinska, Éric scoprirà molte cose. Per esempio che potrà iniziare a suonare Chopin solo dopo aver imparato a fare (veramente) l'amore. E dato che “Chopin esige deconcentrazione”, Madame Pylinska affiderà a Éric svariati compiti, come ascoltare il silenzio o gettare semi in un laghetto. “Ci sono segreti che non vanno penetrati, ma frequentati”.
Nell'ottavo romanzo del “Ciclo dell'invisibile”, Schmitt ha messo tutto se stesso. Non solo perché svela una vicenda dai caratteri autobiografici, ma anche perché questa volta l'opera riflette tutte le dimensioni artistiche dell'autore. I personaggi, infatti, entrano in scena come in una pièce teatrale, abitando le pagine del libro come fossero un palcoscenico. È così per la bella Dominique, ma anche per Pavarotti e il gatto Horowitz. Invece gli anni trascorsi come docente di Filosofia emergono in battute come: “Le mancava la mancanza”, in riferimento a una grande artista del Novecento. Ma non vengono meno neanche l'attività registica e la presenza del cinema. Qualcun altro ha rivisto nel duello tra Éric e Chopin qualcosa dell'ossessione del giovane pianista David Helfgott (il premio Oscar Geoffrey Rush) per Rachmaninov nel film “Shine” (Scott Hicks, 1996)? Se è vero, come si dice nel romanzo, che “il genio è uno che capisce subito il proprio compito sulla terra”, con questa storia Schmitt sembra dirci (ancora una volta) di essere uno di quelli ad averlo capito. Ma questo potrebbe avere a che fare con il segreto di Chopin.