Lo spunto iniziale di “Morti ma senza esagerare” è durissimo...
Sì, effettivamente la morte di due genitori in un incidente stradale (lo shock narrativo) e la conseguente situazione dell’assurdo (la resurrezione) si sono rivelati funzionali per affrontare il vero tema del lungo racconto.
Vale a dire la morte, e tutti gli aspetti ad essa correlati...
Raccontati però nella modalità a me più congegnale. Evitando cioè la banalità, la trita retorica e, soprattutto, ricercando la dignità del “tema forte”, la morte, attraverso un sorriso. A volte necessario per comprendere meglio questo duro momento e per affrontare altri aspetti come la dipendenza affettiva, il rapporto intergenerazionale.
Questo è stato possibile anche grazie ad uno stile disincantato, leggero e nello stesso profondo.
Ammetto che, a dispetto del tema, mi sono anche divertito nella scrittura di questa storia.
Con solo tre personaggi, affatto casuali.
Sì, la famiglia da me descritta è la più normale possibile. Con due genitori di una certa età, caratterizzati da una routine precisa (lei comandina e lui affabile obbediente) ed una figlia, oramai donna, trentenne, che ha avuto e custodito il lusso di non crescere. È un personaggio di oggi, con un’indipendenza assai fragile. La straordinarietà della situazione demarca ulteriormente i suoi limiti.