Mieko Kawakami scrive facendo larghe concessioni all’Osaka-ben, il dialetto di Osaka, sua città di origine, particolarmente ricco di espressioni colorite (esempio: “una bella tipetta sempre in ghingheri come l’omikoshi di un matsuri in piena Estate”. Che sarebbe il tempietto scintoista portato a spalla durante le feste religiose. Quasi l’equivalente nipponico del siculo “agghindata come Sant’Agata ...”). Nell ’ormai lontano 2007 era salita sul podio del premio Tsubouchi Shoyo, nella categoria riservata ai giovani per il romanzo d’esordio; su quello degli scrittori affermati si trovava Haruki Murakami il quale, l’anno successivo, parlerà di lei come della migliore scrittrice del Giappone contemporaneo. La folgorazione avviene dopo che Murakami legge «Seni e Uova», secondo romanzo breve, vincitore del premio Akutagawa, il più importante a quelle latitudini. L’opera parla del conflitto generazionale madre figlia, raccontando la storia di Makiko e Midoriko e dei loro complicati rapporti. Midoriko è una ragazzina che esprime il suo malessere rinchiudendosi in un esasperante mutismo: per sei mesi comunicherà con la madre Makiko, solo per iscritto.
Il libro produce l’effetto di un pugno nello stomaco, per un Paese ancora maschilista e patriarcale e getta inoltre una luce inedita su alcuni aspetti poco noti del Giappone profondo: miseria e alienazione di alcune periferie, enormi differenze tra Tokyo capitale e il resto. Dopo una lunga intervista a Murakami, nel 2019, Mieko pubblica «Summer Stories» e vince il Mainichi Publishinh Culture. Questo nuovo libro riprende «Seni e Uova», ma estende l’analisi a tutta la condizione femminile nel Paese del Sol Levante, approfondendo anche un tema singolare come l’etica riproduttiva.
Il volume, che esce adesso in Italia per E/O (traduzione di Gianluca Coci, pagine 615, Euro19,50), nelle molte traduzioni estere si chiama «Seni e Uova», come il nucleo originario. Protagoniste tre donne: le già conosciute Makiko e Midoriko, e Natsu, sorella di Makiko, di professione, prima aspirante, poi affermata scrittrice. Da notare che il vero nome di quest’ultima sarebbe Natsume, come Soseki Natsume (“Io sono un gatto”, “Il Signorino”...), forse il maggiore scrittore del Giappone moderno.
Un romanzo tutto al femminile in cui le tre donne perseguono la faticosa ricerca di una personale felicità, scontrandosi con un mondo che non le aiuta e non sembrerebbe fatto per loro. Ora è la ricerca di un lavoro migliore, o il viaggio della speranza nella capitale per l’impianto di protesi al seno; un improvviso desiderio di maternità, accompagnato da un difficile rapporto con gli uomini. L’autrice racconta la contemporaneità con rara efficacia, restituendo una fotografia anticipatrice del Giappone che sta arrivando, come solo alla alta letteratura può essere concesso.