Il 1° luglio si è conclusa la saga fantasy de L’Attraversaspecchi, con l’uscita in Italia dell’ultimo attesissimo volume, anche se forse definirla solo fantasy è un po’ riduttivo data l’abilità dell’autrice di creare suggestioni magiche e atmosfere uniche, mescolando al mondo fantastico una buona dose di Belle Époque e Steampunk.
Il primo libro vede il suo esordio nel 2013 per i tipi di Gallimard Jeunesse, dopo che la giovane autrice francese Christelle Dabos (classe 1980), ex bibliotecaria, si aggiudica il Prix du Premier Roman Jeunesse Gallimard-RTL-Télérama, incoraggiata a partecipare da Plume d’Argent, una community di scrittori su Internet che la sostiene durante un difficile periodo di convalescenza, in cui però proprio la scrittura diventa il punto di forza e ripartenza per la sua nuova vita da scrittrice.
Noi lettori italiani dobbiamo ringraziare Edizioni E/O per aver scelto qualche anno più tardi di arricchire il loro catalogo, aprendosi a questo genere e regalandoci un’appassionante saga, che già molti pensano e sperano si presti quanto prima alla trasposizione cinematografica, come accaduto a molte altre saghe di successo, da Harry Potter a Hunger Games, e molti altri…
[già mi immagino un’Ofelia, protagonista della saga, resa magnifica dall’espressività di Emilia Clarke, o il fisico longilineo di Pierre Niney che incarnerebbe perfettamente Thorn , e come ambientazione una commistione tra le avventure di Adéle Blanc-Sec, Animali Fantastici e Sherlock Holmes, nella versione di Guy Ritchie]
E proprio partendo da quest’ultima riflessione, vediamo di capire un po’ perché L’Attraversaspecchi piace così tanto e merita di essere letta, da appassionati del genere e non.
L’inizio della storia…
La vicenda è ambientata in un mondo futuro, diverso da come lo immaginiamo noi oggi. Dopo la grande Lacerazione, il pianeta Terra è spezzato, smembrato in una galassia di 21 Arche galleggianti, ma che per qualche motivo restano unite da una qualche forza e continuano a ruotare sospese attorno al centro originario.
L’avventura inizia su Anima, arca natale della protagonista Ofelia, ragazza solo in apparenza goffa ma piena di risorse, per poi spostarsi al Polo, dove imparerà a conoscere Thorn, scostante, taciturno e pieno di misteri. Via via che l’intreccio si fa più fitto conosceremo: Babel, arca di benpensanti in apparenza cosmopolita e all’avanguardia, dominata da tabù e regole di buona condotta; la leggendaria Terra d’Arco, di cui non esiste traccia sulle mappe; e un po’ alla lontana le numerose altre arche.
Ma andiamo con ordine.
La storia si può suddividere in due parti, ciascuna contrassegnata da diverse arche di riferimento:
Le prime Arche: Anima e Polo…
La prima parte (libri 1 e 2) si svolge tra Anima e il Polo: qui l’autrice delinea bene i personaggi e tratteggia i contorni di un intreccio ben più complesso della realtà che appare ai loro occhi.
Il primo libro è quasi un percorso di formazione per Ofelia, giovane ragazza dai poteri particolari, alla costante ricerca di una propria identità per affrancarsi dal controllo famigliare e ottenere l’indipendenza, anche nel matrimonio forzato. Ofelia non è un’Animista qualunque, non solo dà vita alla sua sciarpa e anima tutti gli oggetti che la circondano, lei li legge, toccandoli, stabilisce una connessione col passato che si rifletterà sugli eventi futuri, e soprattutto – cosa del tutto insolita e poco comune – attraversa gli specchi: dote tipica solo di chi riesce ad essere trasparente con sé stesso.
Già dal primo libro si nota quindi una forte caratterizzazione dei personaggi, di cui però vengono svelati solo alcuni aspetti e la marcata differenza tra le due Arche, il Polo e Anima, elemento che farà da preludio per comprendere certi meccanismi di ruoli e poteri che verranno poi a galla nei libri successivi.
Il secondo libro è invece ben incentrato sugli intrighi di palazzo, la politica, la corruzione dilagante in un mondo falso, fatto di apparenze e giochi di potere. In un simile contesto il rapporto tra Ofelia e Thorn si approfondisce; la stessa Ofelia prosegue il suo percorso di maturazione scoprendosi più forte di ciò che sembra e che lei stessa credeva di essere; ma si gettano anche le basi per l’inizio delle indagini che portano i due a capire che quel poco che hanno scoperto non è che solo una piccola parte di un grande disegno che definisce le loro vite. E c’è qualcuno che si diverte a tirare le fila dietro le quinte, scrivendo le loro esistenze come fossero racconti di un libro.
Da Babel a Terra d’Arco…
La seconda parte (libri 3 e 4) è ambientata su Babel, con excursus di importanza non minore su Terra d’Arco.
Col terzo libro scopriamo Babel, l’Arca modello: moderna, cosmopolita, ospita abitanti provenienti da quasi tutte le altre Arche, e sfrutta le potenzialità di ogni potere famigliare per rendere la vita dei suoi cittadini un esempio di perfezione. Ma non è che un inganno. Il terzo libro infatti si addentra sempre più a fondo nei meandri della società costituitasi dopo la Lacerazione, svelandone però anche i difetti e il marcio. E proprio in questo contesto, dopo un lungo periodo di separazione, finalmente il rapporto tra Ofelia e Thorn ha un’evoluzione e si ritrovano uniti nella consapevolezza di essere tra i pochi, se non gli unici, in grado di rovesciare quel sistema di potere.
Il personaggio di Thorn viene fuori maggiormente in questa seconda parte, proprio come una persona estremamente chiusa e riservata che nella realtà di rivela a poco a poco, col tempo. In parte anche dietro la facciata del misantropo rude, scontroso e calcolatore, Thorn cerca in qualche modo di colmare un vuoto affettivo enorme, rendendosi indispensabile per le persone che ama, la zia prima, Ofelia poi, per la necessità di appartenere a qualcuno; ma soprattutto per affermare la sua identità come diversa da quella di figlio illegittimo e trovare così il suo posto nel mondo, ma nel contempo assumendosi la responsabilità di liberarlo. La missione di Thorn, che lui stesso depositario di un oscuro segreto decide di assumersi, è infatti proprio quella di restituire al mondo presente e passato i dadi del proprio destino: riconsegnare all’umanità il potere di prendere decisioni e fare scelte libere, non guidate dall’alto, e vederne le conseguenze, scontrarsi con situazioni aleatorie, in cui però possono farsi strada solo se veramente liberi di decidere per sé stessi.
Col quarto libro si chiude il cerchio. L’autrice mette sul tavolo da gioco i tanti tasselli frutto delle indagini dei due protagonisti; con un ritmo incalzante tiene sapientemente il lettore col fiato sospeso, in un’alternanza perfetta di presente e passato, fino a ricomporre il puzzle completo, in un finale non scontato, che sorprende proprio per i colpi di scena che si susseguono fino all’ultimo.
Perché leggere la saga de L’Attraversaspecchi?
– Per le ambientazioni evocative, in cui la commistione tra Belle Époque, tutta crinoline e redingote, e Steampunk creano un suggestivo contrasto con l’elemento magico, quasi mistico-teologico, carico di metafore e allegorie, che mette in luce lo stretto legame tra passato e presente.
– Per la riflessione che tutto ciò induce sulla possibilità di rovesciare un destino scritto attraverso il libero arbitrio e sulla necessità di ribellarsi e sovvertire un potere incancrenito da interessi personali e pretesa di onnipotenza.
– Per la rappresentazione dei protagonisti come anti-eroi, belli proprio non per il loro aspetto ma per la loro capacità di affrontare i propri limiti e difetti e farne un punto di forza.
– Per la storia d’amore tra Ofelia e Thorn che (fortunatamente!) non è troppo invadente rispetto alla trama principale, e si costruisce pian piano, con dei risvolti inaspettati e non scontati.
– Per i rapporti d’amicizia profonda che Ofelia stringe con alcuni personaggi che rappresentano gli ultimi, gli emarginati, quelli che nella società perfetta di Babel stanno al gradino più basso, ma si rivelano essere più importanti e l’àncora di salvataggio in molte situazioni.
– Per il finale non scontato, non da favoletta, ma che lascia aperte molte altre possibilità di conclusione (o, perché no?, inizio di una nuova storia).
Tutte ragioni queste che permettono di immedesimarsi nel racconto, di cogliere parallelismi con la realtà in cui viviamo, e quindi di apprezzare al meglio l’intera storia.
Da ultimo – ma non meno importante – per le favolose illustrazioni di Laurent Gapaillard, che rendono ciascun libro un oggetto prezioso da tenere in bella mostra nella libreria.
Quindi che altro dire, se non… ‘Che la sciarpa sia con voi!’