Fabio Bartolomei ha la grazia di scrivere in maniera meravigliosa senza averne l’aria.
Vera, una donna di trentasei anni che in altre epoche si sarebbe detta una signora matura, rimane orfana dei genitori e rischia di soccombere. Veniamo subito a sapere, infatti, che da giovane è andata ad abitare da sola ma non è mai stata davvero indipendente.
“Per ogni problema – e quando dico problema intendo dalla compilazione di qualche scartoffia burocratica in giù – e per ogni seccatura – dal piumone da lavare in giù – correvo da loro” (p. 11).
Si trova così ad aggirarsi per la casa vuota desiderando follemente che papà e mamma tornino.
“Se ha bisogno di qualcosa” fa una pausa, “conta su di me”.
“Eeeh rispondo”.
“Guarda, hai la Smart e non voglio farti fare due viaggi, però se potessi riportarmi mamma o papà, uno dei due, scegli tu. (p.13)
E il miracolo avviene. Non si sa come. Anzi si sa. Per la semplice forza dell’amore, i genitori tornano, in carne ed ossa, non sotto la forma di fantasmi.
Fabio Bartolomei indaga le questioni più importanti dell’esistenza – che non sono la vita e la morte, ma come noi ci rapportiamo ad esse – con la capacità di chi riesce ad infilare nelle cose più piccole quelle più immense. Come mai i genitori arrivano? Semplicemente perché sono sempre stati amorevoli e la figlia ha bisogno di loro. Ovvio, no? Forse sono risorti perché sono santi Non cercate la risposta in complicate questioni teologiche: i due non possono essere santi, perché sono resuscitati al quarto giorno e non al terzo (che è il giorno abilitato alle resurrezioni, come Cristo insegna). Vera ha poteri straordinari capaci di far risorgere? No, lo dimostra il fatto che non riesce a far risorgere la pianta di rosmarino, defunta. Forse è semplicemente impazzita? Magari sì, ma in fin dei conti non importa.
Ciò che importa è che i due redivivi tornano, sì, ma imprigionati nel loro ruolo di genitori esclusivamente riferiti a lei: non sono più una coppia, non hanno più gusti e passioni loro proprie, non sono più dei professionisti.
E così ci vengono offerte, prima ancora delle risposte, le domande vere. Quelle che incessantemente rivolge a sé stesso un figlio, un padre, una madre.