L'ultima cosa che fa prima di dormire?Ripetermi mentalmente «Non mi addormenterò mai, credo sia una di “quelle notti"».
È mai andato da uno psicanalista?Tre sedute. Poi è finita in uno scontro.
Il suo rapporto con l'alcol / le droghe?La vita è bella ma credo che occorra una pausa, di tanto in tanto. Fumare una canna o bere è come prendersi una vacanza dal cervello. Se non te ne concedi troppe, è grandioso.
Cosa le piace di più del corpo di una donna?Gli occhi. So che è un cliché, ma i cliché sono sempre una forma degenerata di verità.
Cosa mangia a pranzo la domenica?Niente, perché faccio solo colazione e cena.
Beauty: mai senza...Le mutande. Il resto è un optional.
Quanto conta il sesso nella vita?La sua importanza giace in qualche punto indefinito tra queste domande e la pace nel mondo.
Si reincarna in una donna, la prima cosa che vorrebbe sperimentare?Restare incinta e farmi cedere il posto sull'autobus.
Cosa c'è sempre nel suo frigo?Dei cubetti di ghiaccio.
Come si rilassa?Scrivendo. È una pausa dalla vita. E, al contrario dell'erba, è pure legale.
Il senso più importante?La vista. Traduco tutte le sensazioni in visioni.
Cosa non indosserebbe mai?Gioielli. Non ne ho mai capito lo scopo.
Se non facesse male, con cosa si consolerebbe?Mio fratello è il capo dell'organizzazione israeliana per la legalizzazione della marijuana, e quando si tratta di tirarsi su, sto con la mia famiglia.
Etgar Keret, 43 anni, scrittore. È appena uscito il suo nuovo romanzo,
La notte in cui morirono gli autobus. Fino al 30 ottobre al Teatro dell'Archivolto di Genova è di scena
Pizzeria Kamikaze, tratto dal racconto che dà il titolo alla sua raccolta.