Lunedi 28 gennaio 2008, in occasione della Giornata della Memoria la scrittrice israeliana
Savyon Liebrecht terrà un incontro con gli studenti dell’
Università La Sapienza per parlare della sua storia personale di figlia di sopravvissuti alla Shoah e di come sia riuscita a trasmettere la sua esperienza in alcune tra le più belle pagine della letteratura israeliana femminile.
L’incontro avverrà alle ore 15,30 nell’Aula 4 della Facoltà di Lettere, in piazzale Aldo Moro 5. Interverrà il prof. Alessandro Catastini, docente di Letteratura Ebraica all’Università La Sapienza, rav. Benedetto Carucci, preside del Liceo Ebraico di Roma, e la scrittrice Giulia Alberico.
Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale che istituisce il 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, come giornata per commemorare le vittime del nazionalsocialismo e dell'Olocausto. La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio come giorno del ricordo della Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione dei cittadini ebrei, coloro che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Savyon Liebrecht è nata in Germania nel 1948 da genitori sopravvissuti all’Olocausto che si sono trasferiti dopo la guerra in Israele. Si è laureata in filosofia all'università di Tel Aviv e ha pubblicato la sua prima raccolta di racconti Mele dal deserto nel 1986. I suoi libri sono tutti best-sellers in patria e acclamati dalla critica internazionale.
Nel 1998 le Edizioni e/o hanno pubblicato il suo primo romanzo
Prove d'amore, nel 2001 la raccolta di racconti
Mele dal deserto, nel 2002
Donne da un catalogo e nel 2005 la raccolta di racconti
Un buon posto per la notte.Savyon Liebrecht è la vera rivelazione della letteratura israeliana di questi anni e rappresenta per la narrativa femminile quello che Yehoshua è per quella maschile.