Per LeggendoViaggiando questo mese facciamo un salto nella verde e fresca Irlanda, indagando nei suoi paesaggi, nel carattere dei suoi abitanti, nel fascino che da sempre certe sue tradizioni ispirano.
Lo spunto è arrivato leggendo La ragazza dagli occhi verdi di Edna O’Brien, secondo capitolo della trilogia che comprende i titoli: Ragazze di campagna, La ragazza dagli occhi verdi, Ragazze nella felicità coniugale. Il libro è capitato per caso davanti a me in biblioteca e ormai lo sapete, vero, che non so resistere ai libri che capitano per caso?
Insomma. Mi sono tuffata nell’Irlanda della metà del 900, raccontata da un’irlandese che ha vissuto in prima persona l’Irlanda di quegli anni ed è cresciuta in una famiglia con radici fortemente cattoliche, con tutto il clima repressivo che l’ha accompagnata, e quello che ho scoperto è che ho davvero una gran voglia di conoscerla meglio, in lungo e in largo, quest’isola verdissima che ha un carattere così forte e fortemente bisognoso di libertà!
La ragazza dagli occhi verdi si fa leggere velocemente e con leggerezza, ha un linguaggio fluido e pulito, anche se nella prima parte della storia il ritmo è un po’ lento. Caithleen è una ragazza degli anni ’50, viene da una famiglia bigotta, ha tutte le insicurezze della sua età sommate a quelle che le sono state imposte a causa del rigido bigottismo familiare e del padre violento che ha come unici riferimenti la bibbia e l’alcool. I personaggi che Caithleen incontra sulla sua strada verso l’emancipazione (da Baba all’affascinante Eugene) sono diversi tra loro e ognuno le affida un messaggio, un insegnamento di vita. Quello che mi ha colpita in modo particolare sono le descrizioni dei paesaggi e delle piccole cose, delle atmosfere, dettagliatissime:
Il salice era pieno di amenti. Erano bianchi come la neve e pendevano come nappe, e un germoglio di gelsomino invernale si arrampicava lungo la meridiana di granito, con i suoi fiori gialli radi che davano speranza e lucentezza a quel giorno triste. Eugene aveva detto che più tardi sarebbe cresciuto anche il timo selvatico e che la sua fragranza avrebbe riempito il giardino.
La trilogia fece molto scalpore all’epoca della pubblicazione e fu bandita e bruciata sul sagrato delle chiese per aver raccontato di donne che rivendicavano i propri diritti, “che desideravano vivere e poter parlare liberamente della propria sessualità”. In realtà, come ha affermato l’autrice in più di un’occasione, le donne di cui scrive sono donne che lottano e cercano di conquistare i propri diritti in un mondo che glieli nega. Credo proprio che l’opera di questa autrice meriti un’attenzione in più, quasi quasi pensiamo a proporne uno speciale a tema…