Di cosa parliamo quando parliamo di Elena Ferrante e della sua quadrilogia dell’amica geniale? L’ennesimo dibattito sulla misteriosa identità della scrittrice napoletana, stavolta alimentato dal diritto o meno di uno pseudonimo a partecipare a un premio letterario di grido (nel dettaglio: lo Strega), ancora una volta ha impedito di affrontare con cura la storia di Lila e Lenù, oppure Lenù e Lila, raccontata nei quattro libri pubblicati dalle edizioni e/o a partire dal 2011. In tutto sono 1630 pagine. Un monumento di sontuosa e vitale ferocia sull’irredimibilità di Napoli, sul tema goethiano dell’amicizia tra donne, sulle stagioni della vita, sull’intera parabola italiana dal dopoguerra al berlusconismo. Il punto di partenza è il Rione povero di Napoli in cui nascono e crescono Lenù e Lila.
LENÙ. È l’io narrante della quadrilogia che coincide col nome di battesimo dell’autrice. Lenù è infatti il vezzeggiativo in dialetto napoletano di Elena. Lenù o Lenuccia, da bimba, si fissa subito per Lila e la Ferrante descrive così la scintilla di quest’amicizia, usando il verbo “regolare”: “Decisi che dovevo regolarmi su quella bambina, non perderla mai di vista, anche se si fosse infastidita e mi avesse scacciata”. Il papà di Lenù è un usciere del Comune specializzato in traffici di vario genere. La mamma è zoppa e ha la testa avvelenata dalla competizione sociale che si scatena tra i poveri del Rione. Lila considera Lenù la sua “amica geniale”. In realtà Lenù è una secchiona ostinata che orecchia e sviluppa tutto quello che pensa o sente Lila. Tra le due, Elena Greco, questo il nome per esteso di Lenù, è l’amica che va via dal Rione. Studia a Pisa, sposa il figlio di un influente barone di sinistra, diventa una scrittrice di successo. A rovinarla è la disperazione amorosa per Nino Sarratore. Un giorno, quando è già matura e nonna, e sola nella sua di Torino, Lenù non ha più notizie di Lila e comincia a scrivere la storia della loro amicizia “splendida e tenebrosa”, fatta da mille battaglie sempre con lo stesso obiettivo: impedire ai sentimenti di diventare consapevoli.
LILA. Solo Lenù chiama così Raffaella Cerullo, figlia di uno scarparo. Per il resto del Rione è Lina. È una bambina molto cattiva, in un mondo pieno di parole che ammazzano. Lila trascina Lenù nel suo sogno di scrivere e diventare ricche. Ma la ricchezza, a Lila, arriverà per altre strade tortuose e diverse, spesso oscure. Lila ha il carisma e la bellezza dei numeri uno. L’intellettuale Lenù anche quando si afferma ha il complesso di esserle seconda. Lila si sposa da ragazza e fa subito un figlio. È rivoluzionaria e lazzara, comunista e reazionaria, buona e crudele, ignorante e troppo intelligente. E in amore non sopporta “il fastidio di chiavare”. Lila ogni tanto va in tilt. È la malattia della “smarginatura”. Le persone e le cose, per lei, perdono i contorni. A differenza di Lenù, Lila resta sempre nel Rione e a segnarla sarà la tragedia peggiore per una mamma.
NAPOLI. Una cosa è il Rione, un’altra il mare. Per non parlare della collina di Posillipo e del lungomare. Scrive Lenù: “Chissà quale sentimento avrei avuto di Napoli, di me, se mi fossi svegliata tutte le mattine non al rione ma in uno di quei palazzi della litoranea. Cosa cerco? Cambiare la mia nascita?”. A Napoli il panorama fotte più di ogni altra città. Una metropoli irredimibile, che non a caso è stata la prima a risucchiare e stritolare la presunta diversità comunista. Ecco il rinascimento bassoliniano: “Ogni volta succedeva così. Il trucco della rinascenza accendeva speranze e poi si spaccava, diventava crosta sopra croste antiche”.
NINO. Giovanni Sarratore detto Nino è il simbolo del maschio traditore di successo, bugiardo e volubile. Colto sessantottino diventa organico al Potere dopo gli anni di piombo. Nella saga della Ferrante, Sarratore è la politica che si corrompe nel socialismo craxiano, muore e poi rinasce nel berlusconismo. Nino, soprattutto, divide Lila da Lenù. Un tempo abitava al Rione e Lenù se ne innamora. Lo insegue per decenni ma la prima che va a letto con lui è Lila, ovviamente.
I SOLARA. Sono i camorristi del Rione, all’inizio in combutta con i monarchici laurini. Marcello Solara è il primo fidanzato ufficiale di Lila ma finirà per sposare la sorella di Lenù. Michele, l’altro fratello, è ossessionato dal carisma di Lila. I Solara sono l’evoluzione della camorra, che dai piccoli traffici del dopoguerra arriva a specializzarsi negli affari con la politica, dopo aver fatto i soldi con la droga. Sia il fratello di Lila, sia il suo primo figlio si fanno d’eroina. La stagione più fiorente per il malaffare è quella del post-terremoto del 1980.
FAMIGLIE. Sono dieci le famiglie protagoniste di questa epopea senza precedenti nella nostra letteratura degli ultimi trent’anni. Lo stile della Ferrante è tale da creare dipendenza. Si può leggere la quadrilogia in tanti modi, persino come una tragica soap. L’importante è leggerla.