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La ricerca della lingua plurale della pace

Autore: Lia Tagliacozzo
Testata: Il Manifesto
Data: 24 maggio 2024
URL: https://ilmanifesto.it/la-ricerca-della-lingua-plurale-della-pace

«Israele-Palestina, oltre i nazionalismi», a cura di Bruno Montesano, per e/o. Un volume che analizza le forme di convivenza al di là dello Stato-nazione e i nodi di fondo del conflitto. I contributi raccolti muovono dall’obiettivo di «superare le diverse forme di disumanizzazione e violenza che accompagnano il dibattito pubblico sul tema». Interventi di Maria Grazia Meriggi, Anna Momigliano, Hala Alyan, Arielle Angel, Asef Bayat, Luigi Manconi, Mario Ricciardi, Widad Tamini e Sarah Parenzo

Denso, ambizioso, plurale e antiretorico: questo è l’ intento dell’agile e consistente libro Israele-Palestina, oltre i nazionalismi, a cura di Bruno Montesano, edito nella «Collana di pensiero radicale» diretta da Goffredo Fofi per e/o (pp. 103, euro 10). Ambizioso e plurale si accompagnano: dieci autori infatti con dieci contributi diversi analizzano il conflitto che oppone Israele al popolo palestinese, scritti, tutti, tra ottobre del 2023 e febbraio del 2024 «con il comune obiettivo di superare le diverse forme di disumanizzazione e violenza che accompagnano il dibattito pubblico sul tema», spesso ci riesce, non sempre.

Il volume è anticipato dal saggio di Montesano «Oltre i nazionalismi, dal fiume al mare» che li tesse insieme e ne annota convergenze e discrepanze, un testo che non sorvola i molti nodi della questione e ne traccia un elenco ragionato: a partire proprio dall’idea guida del libro che si propone di «provare a capire quali forme di coesistenza siano possibili al di là della forma Stato-nazione»: «per i palestinesi non è ancora pensabile: senza Stato, per ora, non si dà quella parziale e asimmetrica forma di protezione collettiva per una popolazione. Ma Stato, Stato-nazione e istituzioni non necessariamente devono coincidere».

QUESTO SEMBRA IL NUCLEO dell’analisi, per proseguire con l’attenzione posta all’antisemitismo di sinistra, che esiste ed è un problema, e che nel discorso pubblico ignora però quello delle destre di governo «ancora affascinate dal mito del complotto giudaico e dalla sua incarnazione nella figura di George Soros» sottolineando d’altronde come «alcune frange dei movimenti contro l’occupazione hanno scelto di ignorare i lutti israeliani e di considerare l’antisemitismo un falso problema» e denunciando anche come un «uso distorto dell’accusa di antisemitismo» rivolta a parte della sinistra «permette di legittimare come non antisemita la destra postfascista».

«Esposti alla violenza di altri Stati – scrive Montesano – in un mondo di Stati-nazione, le comunità ebraiche e palestinesi, per proteggersi hanno cercato di costituirsi come Stato-nazione in un processo storico che (…) si servì del disfacimento dell’ordine coloniale mutuandone diversi aspetti». Israele quindi è considerato da alcuni studiosi uno Stato di colonialismo di insediamento che lo renderebbe più simile agli Stati Uniti e all’Australia rispetto alla colonizzazione europea dell’Africa, dell’Asia o del Sud America: un colonialismo privo quindi di una ‘madre patria’. D’altro canto, prosegue Montesano, «va detto che non alle sole élite e forze politiche israeliane si può dare la responsabilità della condizione palestinese, strumentalizzata per ragioni di politica interna o regionale dai Paesi limitrofi (Montesano si sottrae all’uso dell’aggettivo ‘arabi’) senza fare nulla per i rifugiati presenti nei propri campi profughi». E ancora: analizza la questione del fallimento dell’opzione dei due Stati e definisce i limiti dell’ipotesi dello Stato unico e di uno Stato federale o una confederazione: «Il presupposto – riporta verso la conclusione Montesano – è che né i palestinesi, né gli ebrei possano, né debbano, andare altrove». (...)