A pochi chilometri da Mosca, nel quartiere della Rublëvka vive il Gotha della politica, della finanza e, più semplicemente, della ricchezza russa. Risiedere dietro ai muri altissimi che circondano ville più o meno sontuose è segno di appartenenza all’Olimpo. Di appartenenza al Gioco, come lo definisce l’autore. Che del Gioco studia le origini (dagli zar ai giorni nostri, passando per Lenin e la nomenklatura sovietica), osserva i partecipanti (la fauna locale: come e perché è diventata tale, come si comporta dentro e fuori la recinzione, come giustifica - o non giustifica - le proprie scelte, come trascorre le proprie giornate), cerca – e non sempre trova – le regole (non scritte, ma rigidamente attestate).
Panjuškin è abile nel mostrare la varia umanità rublëvkiana senza concedersi stilettate aperte o inutili giudizi. I fatti parlano da soli, non hanno bisogno di commenti ridondanti. E intelligente, scaltro, efficace Panjuškin lo è anche nel lasciare le figure di Putin e Medved’ev sullo sfondo: si limitano a incombere, mai fisicamente presenti, sempre citati o attesi (tanto attesi, nelle lunghe soste sul ciglio della superstrada Rublëvka), ma inesorabili nella loro potenza infinita. Sono loro gli unici veri dèi dell’Olimpo, in fondo. Oltre che i probabili inventori del Gioco. Ma questo il lettore dovrà capirlo da solo.
Valerij Panjuškin
Valerij Panjuškin, giornalista, autore radiofonico, scrittore, ha collaborato con varie testate giornalistiche, radiofoniche e televisive (Kommersant, Snob, Echo Moskvy, Dožd’) e ha scritto reportage e libri che hanno lasciato il segno nella contestazione al monolite putiniano. Da qualche mese ha lasciato la Russia. Dello stesso autore le Edizioni E/O hanno pubblicato L’Olimpo di Putin e 12 che hanno detto no.